La dieta chetogenica per perdere peso velocemente ha ancora un senso?
La dieta chetogenica si può dire che ha rappresentato una vera e propria (ri)scoperta, negli ultimi anni, nel campo delle diete e del fitness. Sdoganato il falso mito del carboidrato presente a ogni costo, i principi della dieta chetogenica, ossia l’eliminazione degli zuccheri dalla propria alimentazione per un certo periodo di tempo, sembra che abbiano raccolto sempre più consensi sia in campo scientifico che, soprattutto, negli appassionati del settore. In questo modo, però, si è arrivati ad assistere, in modo arbitrario e fuori luogo, a un taglio netto dei carboidrati dalle nostre tavole e chiunque abbia intenzione di perdere qualche chilo in poco tempo sembra aver colto il “segreto” per raggiungere il proprio obiettivo.
Tuttavia, come spesso succede quando non viene fatta una corretta informazione, approcciarsi a una dieta chetogenica non è così semplice come sembra e il risultato di diete arbitrarie e seguite male è quello di riprendere tutti i chili persi se non, addirittura, metterne degli altri. Eliminare pane e pasta, infatti, non significa seguire una dieta chetogenica. Essa non può essere considerata una moda ma rappresenta un vero e proprio stile di vita che se viene seguito, può dare grandi risultati ma bisogna conoscerlo e comprenderlo fino in fondo per poter godere della sua efficacia.
Dimagrire con la chetogenica: si tratta davvero di una novità?
Anche se gli schemi alimentari chetogenici – rivisitati sotto forma di molte “insospettabili” diete proposte da personaggi televisivi, personal trainer d’oltreoceano, ecc.- sono quelli che attualmente vanno per la maggiore, in realtà queste persone non hanno inventato alcunché. Infatti, le origini dell’alimentazione chetogenica risalgono al 1920, quando fu utilizzata nel trattamento dell’epilessia dell’infanzia. A quei tempi, infatti, il medico Hugh Conklin intuì che le crisi di cui soffrivano i bambini potessero essere dovute all’interferenza di alcune molecole, liberate durante la digestione, con la trasmissione neuronale del Sistema Nervoso Centrale. Così decise di sottoporre i suoi piccoli pazienti a un digiuno di 25 giorni, in cui fu somministrata solo acqua. Effettivamente, ebbe modo di constatare un deciso miglioramento delle crisi ma, ovviamente, non era quella una condizione che poteva essere portata avanti a lungo. Di conseguenza, l’anno successivo, un altro studioso, Russel Wilder, mise a punto la prima vera “dieta chetogenica”, con una prevalente componente proteica, a discapito degli zuccheri, modello che continuò a essere utilizzato per tutto il seguente decennio, fin quando, verso le fine degli anni ’30, furono scoperti dei nuovi farmaci particolarmente efficaci e quindi il modello chetogenico fu accantonato.
Tuttavia, negli anni ’90, essa fu nuovamente applicata su Charlie Abrahams, un bambino che, a causa di una farmaco-resistenza, non rispondeva alle cure convenzionali, arrivando a subire fino a un centinaio di crisi al giorno. Grazie alla dieta chetogenica, riuscì a contenerle fino ad annullarle del tutto. Da quel momento in poi, la dieta chetogenica è tornata in auge e non più solo in campo meramente clinico, ma ha iniziato a essere considerata anche come un valido trattamento per la perdita di peso. Tuttavia il dibattito sulla sue efficacia è sempre stato molto acceso e per anni essa è stata guardata con sospetto e tacciata di essere “pericolosa” per le conseguenze che potrebbe arrecare all’organismo.
Come funziona una dieta chetogenica?
Per capire i principi di una dieta chetogenica bisogna conoscere quello che succede al corpo quando vengono meno alcuni importanti principi nutritivi.
Questo genere di dieta prevede l’esclusione, per un tempo determinato che si aggira tra i venti giorni e i due mesi, di carboidrati complessi e semplici, cioè degli zuccheri.
Questo non vuole dire soltanto escludere pasta, pane o riso, ma vuol dire eliminare anche legumi, frutta, bevande zuccherine (thè confezionato, succhi di frutta), latticini e anche alcuni tipi di verdure e ortaggi (un esempio? Carote, pomodori…).
Ci sono poi tutta una serie di varianti del modello chetogenico che possono essere adattate alle esigenze fisiologiche della persona.
Per esempio, uno dei modelli più rigidi è quello che prevede per venti giorni un’alimentazione ipocalorica ed essenzialmente proteica.
Quindi pasti a base di carne o pesce e alcune, selezionate verdure.
Un’altra tipologia, leggermente più elastica, invece, prevede una componente di grassi oltre a quella proteica e anche una piccola porzione di carboidrati che però non deve superare un certo valore soglia.
Cosa succede al corpo durante una dieta di questo tipo? Essa viene chiamata “chetogenica” perché il suo fine ultimo è quello di indurre uno stato di chetosi nell’organismo. In parole semplici, il corpo è abituato a ricavare energia per i suoi processi metabolici dagli zuccheri che introduciamo con l’alimentazione e, per esempio, lo stesso glucosio rapprensenta la fonte di approvvigionamento principale per il cervello; quando però diamo al corpo una forte restrizione calorica, eliminando i carboidrati, esso dopo aver consumato tutte le sue scorte, comincia ad andare in carenza e per continuare a portare avanti i le reazioni metaboliche che ci consentono di vivere, è costretto a ricavare energia in modo alternativo. Di conseguenza, si cominciano a formare i cosiddetti “corpi chetonici”, che sono delle molecole energetiche derivanti dai grassi di deposito che normalmente vengono usati in situazioni di emergenza. La produzione dei corpi chetonici è il segnale che si è avviata la demolizione del grasso e che in corpo comincia a perdere peso in modo considerevole.
La rigidità della dieta chetogenica sta nel fatto che se siamo entrati nello stato di chetosi e ci capita di “sgarrare”, mangiando una quota di carboidrati anche di poco superiore al valore soglia previsto, usciremo della chetosi perché il nostro organismo riconoscerà immediatamente gli zuccheri di cui è in astinenza e li utilizzerà preferenzialmente come ha sempre fatto. Questo vuol dire bloccare o rallentare il processo di dimagrimento, perché ci vorranno nuovamente alcuni giorni per tornare in chetosi.
I pro e i contro delle diete chetogeniche
Ecco quindi, per capire meglio ciò di cui parliamo, un esempio di tre giorni di dieta chetogenica:
Giorno 1
Colazione
Caffè
Yogurt greco
Spuntino
Uova sode
Pranzo
Petto di pollo alla piastra
Insalata mista
Spuntino
Noci
Cena
Orata al forno
Spinaci
Giorno 2
Colazione
Fiocchi di latte
Spuntino
Mandorle
Pranzo
Salmone affumicato
Cicoria
Spuntino
Tofu
Cena
Arista di maiale
Carciofi
Giorno 3
Colazione
Frittata con solo albume d’uovo
Spuntino
Parmigiano
Pranzo
Merluzzo in umido
Asparagi
Spuntino
Finocchi
Cena
Fesa di tacchino
Zucchine lesse
Gli esempi riportati, però, rappresentano solo una parte del lavoro, in quanto per non andare incontro a carenze di alcun tipo, è necessaria l’assunzione di specifici integratori che aiutino l’intestino a non risentire di un cambio repentino di funzionamento. Inoltre è necessario bere tanto, arrivando abitualmente a 2 litri di acqua al giorno.
Le polemiche su questo tipo di alimentazione ci sono da sempre e contro la dieta chetogenica sono state mosse le critiche più disparate: per esempio, l’accusa classica è quella di essere una dieta iperproteica e quindi di andare a caricare di un eccessivo lavoro i reni.
Ancora un’altra polemica è scatenata dall’efficacia reale della dieta chetogenica: molto spesso, infatti, dopo un primo risultato entusiasmante in termini di perdita di peso, appena si interrompe il ciclo dietetico, si torna a ingrassare e si annullano così tutti i benefici raggiunti.
C’è da fare una serie di puntualizzazioni che portano a sfatare la maggior parte delle critiche portate avanti negli anni: la cosa più importante è che questo è un protocollo dietico che bisogna affrontare seguiti da un nutrizionista abilitato e formato in questo specifico campo. Non è un tipo di dieta che possono seguire tutti ed è necessario rivolgersi a una persona esperta che possa valutare i fabbisogni individuali. Inoltre, la dieta chetogenica, se ben fatta, non è iperproteica ma, semplicemente, proteica, ossia è prevista una quota di proteine soggettiva e adatta al proprio corpo. In questo caso, la presenza di una giusta idratazione e della corretta integrazione non porterà ad alcun tipo di problema renale.
Per quanto riguarda il prendere peso una volta finito il ciclo dietetico bisogna fare attenzione perché i carboidrati non possono essere evitati per lunghi periodi ma devono essere obbligatoriamente reinseriti nella propria alimentazione, ma in maniera graduale! La dieta di mantenimento, quindi, è la fase più delicata perché è il momento in cui, felici dei propri risultati, ci si lascia più andare ed è più semplice perdere quello per cui si è lavorato.
I vantaggi nel seguire una dieta del genere, sono molteplici: si ha, effettivamente, un drastico dimagrimento in poco tempo e, quando viene fatta in modo adeguato, si ha la perdita esclusivamente di grasso, mentre i nostri muscoli non vengono intaccati.
Inoltre, ci sono indubbi vantaggi in termini energetici: dopo i primi giorni in cui si avverte la mancanza di zuccheri, ci si sente più vivi e concentrati in qualsiasi attività viene portata avanti.
In definitiva, quindi, la dieta chetogenica, con tutte le sue varianti, rappresenta un buon approccio dietetico che come tale deve essere svolto con motivazione e serietà, particolarmente indicato per chi è fortemente obeso e ha necessità di perdere peso rapidamente per motivi di salute. Non è una dieta che può essere improvvisata ed è necessario capire che la finalità ultima è tornare a un’alimentazione equilibrata, con la presenza di tutte le categorie alimentari.
Questo articolo è stato pubblicato su Elle.it
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