Etichette alimentari: come leggerle.
Come leggere una etichetta alimentare e come si fa a riconoscere gli elementi nocivi, quando ci sono? Spesso, infatti, le tipiche etichette alimentari appaiono peggio di un rebus e lasciano il consumatore più spaesato che cosciente degli ingredienti dell’alimento che sta controllando.
A prescindere da qualsiasi dieta o regime ipocalorico seguito per dimagrire, quindi, il benessere dell’organismo è dato dalla qualità degli alimenti che ingeriamo e ciò risente molto della loro composizione. Per cui, diventa fondamentale saper leggere gli ingredienti riportati in etichetta e saper fare la spesa.
Di conseguenza, le informazioni che, per il Decreto legislativo 181/2003, il quale ha recepito la Direttiva Ce 2000/13, i produttori sono tenuti ad inserire nelle etichette sono:
- Denominazione di vendita (nome e specifica dello stato del prodotto: es. latte in polvere)
- Elenco ingredienti (Disposti in ordine decrescente: il primo è quello presente in quantità maggiore e poi a scalare. In genere, alla fine ci sono gli additivi.
- Peso e quantità (peso netto e/o sgocciolato)
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Termine minimo di conservazione e scadenza (con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…” indica che dopo quella data l’alimento perde alcune caratteristiche ma non diventa nocivo, mentre “consumarsi entro…” indica che oltre quella data l’alimento diventa pericoloso per la salute.
- Luogo e ditta produttrice (indicano nome e sede del fabbricante)
- Titolo alcolimetrico (quantità di alcool contenuta in un prodotto)
- Lotto di appartenenza (è la rintracciabilità del prodotto. Il codice è preceduto dalla lettera “L” e, in Italia, i primi due numeri sono “80”.)
- Modalità di conservazione (indica dove e a che temperatura conservare il cibo)
In aggiunta, è possibile trovare altri informazioni facoltative, spesso molto utili per capire la qualità dell’alimento, come:
- Istruzioni per l’uso – Informazioni utili per la conservazione del prodotto.
- Tabella nutrizionale – dichiara il valore energetico e i nutrienti contenuti in 100 g di alimento. Essa comprende: – Valore energetico – calorie per 100 g di prodotto e, se specificato, anche per porzione
– Le proteine – Bisognerebbe specificare se sono animali o vegetali
– I Carboidrati – Bisognerebbe specificare la percentuale di amidi e zuccheri
– I grassi – Bisognerebbe specificare la percentuale di grassi saturi, insaturi, polinsaturi, tran e colesterolo.
– Fibra – Non deve figurare negli alimenti integrali. Se c’è vuol dire che è stata aggiunta.
– Sodio – Preferire alimenti con contenuto molto basso.
– Vitamine e sali minerali – Vengono riportati solo se presenti in grandi dosi.
– Additivi – Sostanze che aumentano la conservazione dei cibi o migliorarne il gusto. Sono classificati in base alla funzione e identificati da un numero e una lettera. La lettera E indica che è permesso nell’ Unione Europea e il numero che segue indica la categoria. Si dividono in:
– Coloranti ( da E100 a E199)
– Conservanti ( da E200 a E299)
– Antiossidanti (da E300 a E322)
– Correttori di acidità (da E325 a E385)
– Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 a E495)
- – Aromatizzanti (indicati genericamente come “aromi”)
I marchi di qualità ci consentono di affidarci a prodotti di qualità certificata. Essi sono:
- DOC – Denominazione di Origine Controllata – tipico di una specifica area geografica e con produzione tradizionale.
- DOP – Denominazione di Origine Protetta – alimenti tipici prodotti e lavorati in una circoscritta area geografica (es. Parmigiano Reggiano)
- IGP – Indicazione Geografica Protetta – almeno uno degli stati della produzione è avvenuto in una zona geografica specifica
- STG – Specialità Tradizionale Garantita – composizione tradizionale del prodotto
- DOCG – Denominazione di Origine controllata e Garantita – alimenti sottoposti a controlli di produzione particolarmente rigidi.
Appare chiaro come si debba imparare a destreggiarsi dietro gli “escamotage” ideati dalle case produttrici, diventate molto abili a “nascondere” alimenti dietro diciture diverse e a giocare ad una sorta di vero e proprio “vedo-non-vedo” alimentare.
Un esempio? La scritta “senza zucchero” indicherà la mancanza nell’alimento del comune zucchero usato in cucina, il saccarosio, ma non è detto che esso possa essere presente in modo indiretto, sotto forma di sciroppi, magari di fruttosio o destrosio. Consigli per una buona spesa:
- Evitare o limitare al massimo l’ acquisto di prodotti con una lista di ingredienti molto lunga o con nomi incomprensibili
- Evitare cibi contenenti grassi idrogenati
- Evitare gli oli di semi come: olio di palma o olio di colza
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Evitare alimenti contenenti acidi grassi trans, margarine, grassi vegetali.
Per concludere, una piccola parentesi sul termine “claims”, gli slogan con cui molti prodotti risultano alla fine fuorvianti per il consumatore.
Un esempio è quello delle scritte “senza zucchero”: tale scritta è ammessa solo quando la quantità totale di zuccheri (saccarosio e sostituti) è inferiore a 0,5 grammi per 100 grammi di prodotto.
Si può scrivere “senza zuccheri aggiunti” quando al prodotto non siano state aggiunte sostanze docificanti ma se esso contiene zuccheri di per sé, dev’essere indicato con la scritta: “contiene in natura zuccheri”.
Fonti:
“Prevenire i tumori mangiando con gusto” – A.Villarini; G. Allegro
“ I mostri nel mio frigorifero” – S. Cecchetti